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UN BLOG CHE PARLA DI ORGANIZZAZIONE...

I bambini giapponesi, il senso civico e la capacità organizzativa

1/31/2018

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No, nonostante dal titolo possa sembrarlo, non è un delirio da giorni “della Merla”. Però ultimamente sto pensando un sacco ai bambini giapponesi. Hai presente quel video nel quale si vedono questi bambini che, dopo la lezione, per mezz’ora puliscono la loro aula e la scuola? E che a turno servono in mensa e poi lavano le stoviglie? Ecco, a me quel video ha dato molto da pensare.
 
LA MALEDUCAZIONE DILAGANTE
Perchè, mi chiederai tu. Perché, lavorando anche in un ente di formazione, vedo tanta maleducazione. Persone che lasciano i bagni come fogne di Calcutta, rifiuti tra i banchi che nemmeno i Pink Floyd a Venezia, pitture rupestri su banchi e muri, con noncuranza -forse disprezzo?- per le persone che dopo dovranno occuparsi di pulire. E non è così solo nel piccolo ente di formazione: è così per strada, dove le persone buttano i rifiuti o i mozziconi di sigaretta, ed è così nelle strutture ricettive, dove apprendo che ci sono persone che lasciano stanze che sembra sia passato l’uragano Katrina. È diventato un modo di fare talmente diffuso e radicato che quasi nessuno ci fa più caso; non solo, quando qualcuno prova a far sorgere il dubbio che non sia proprio il miglior comportamento da adottare, viene tacciato di perfezionismo o di isterismo.
 
LA CASA E’ LO SPECCHIO DELL’ANIMA…
Ora, mi vien da dire, persone che si comportano così, diciamo con mancanza di senso civico, come si muoveranno in casa loro? Mi vien da immaginare che non siano proprio ordinatissime e immacolate. Se trovano naturale agire così, infatti, significa che nel loro habitat sono abituati ad avere qualcuno che sistema, mette a posto e pulisce il loro casino.  
A una radicata mancanza di senso civico, quindi -e azzardo una teoria antropologica da tripla piroetta con salto mortale- si può presumere che corrisponda una mancanza di organizzazione: semplicemente per una non-abitudine.
 
IL CASO GIAPPONESE
Dunque, forse, in Giappone ci hanno visto giusto: instillare nei bambini la cura per l’ambiente circostante, l’abitudine a pulire dove si è passato del tempo e a sistemare quello che si è messo in disordine li aiuterà a essere adulti con più senso civico, in primis, e più abituati a sistemare ed organizzare, in seconda istanza. Di conseguenza, adulti con più abilità per affrontare le difficoltà della vita e del mondo del lavoro. La loro famosa efficienza potrebbe esserne la prova.
 
IN ITALIA
Venendo allora a noi, l’Italia avrebbe decisamente bisogno di prendere esempio in questo senso. Insegnare ai bambini il rispetto e la pulizia dello spazio e del bene comune, la pulizia, l’organizzazione permetterebbe di avere una società migliore: si ridurrebbero i rifiuti, gli sprechi (penso anche all’acqua, la futura risorsa scarsa che tutti cercheranno, ma che ora nessuno si preoccupa di risparmiare, tenendo i rubinetti aperti anche quando non servono…), i ritardi (quando devi sistemare quello che hai messo in disordine tendi a mettere meno in disordine…) e -perché no- anche l’arroganza: non credo di sbagliarmi pensando che chi è abituato a pulire il proprio spazio sviluppi un’indole più umile di chi lo trova pulito.
 
E tu che ne pensi? Si dovrebbe introdurre questa usanza giapponese anche da noi?
Qui trovi il link del video!
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Il buttare via a tutti i costi non è sano. Parola di P.O.

1/24/2018

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Da un po’ di tempo alcuni concetti che noi Professional Organizer portiamo avanti si stanno diffondendo e radicando sempre più tra le persone; questo, ovvio, mi fa gran piacere.
Ho notato che, però, questo sta accadendo in particolar modo nel caso di un fenomeno preciso: la pratica di disfarsi degli oggetti superflui.
 
TUTTO INIZIO’ CON LA KONDO…
Il libro best seller Il Magico Potere del Riordino di Marie Kondo, infatti, ha portato all’attenzione di tutti il problema dei troppi oggetti che possediamo e che affollano gli spazi dove abitiano e lavoriamo e la conseguente necessità di liberarcene per vivere meglio.
Come ho già detto altre volte, in quel libro ci sono molti concetti giusti, ma anche altri che non appartengono alla nostra cultura. Marie Kondo, infatti, estremizza la pratica del buttare via tutto, donandole, a mio modo di vedere, una sfumatura “selvaggia”; sfumatura che trova il suo senso nella cultura giapponese, votata al minimalismo estremo, specialmente nelle case e nella vita privata, ma che suona stonata nel nostro contesto abitativo occidentale.
 
“DECLUTTERO” SELVAGGIO
Dalla Kondo in poi è stato un fiorire di gruppi facebook sul riordino, sul decluttering ad ogni costo (ovvero liberazione dal clutter, cioè dalla confusione), sullo space clearing (l’arte di fare spazio): anche in questo caso, ben venga. Le persone si rendono conto che l’accumulo di oggetti ruba spazio fisico e mentale, e che invece che renderci ricchi, ci impoverisce e imprigiona. Ma, quando leggo i post in quei gruppi e apprendo di persone che ormai si disfano di ogni cosa, mi sembra che lo facciano non per stare bene, ma per una serie di motivi diversi: un indizio sono le frasi del tipo “sto declutterando l’auto”, “oggi ho declutterato mio marito”... il verbo declutterare, un neologismo non ancora riconosciuto che dovrebbe significare più o meno “sgomberare il superfluo”, viene utilizzato con il significato di buttare via e viene applicato indiscriminatamente per ogni cosa.
 
DAL FOCUS...
Mi chiedo, insomma, se si stia perdendo il focus principale: disfarsi degli oggetti non è l’obiettivo. Ci si dovrebbe liberare della giusta quantità di oggetti per stare bene: non stiamo parlando di un gettare fine a se stesso per avere pochi oggetti attorno o case minimaliste e asettiche, ma di un disfarsi di ciò che non è utile per “respirare” meglio e ottenere maggiore benessere nella propria vita. Per avere meno pensieri, una mente più libera e agile.
 
...ALLA MODA?
L’impressione, quindi, è che si stia iniziando ad andare oltre, che il sano disfarsi del superfluo stia diventando in alcuni casi una sorta di tendenza, di moda per sentirsi parte di un gruppo: da un estremo all’altro. L’ideale sarebbe invece che ogni persona capisse il tipo di spazio ideale per se stessa, che riesca ad esprimere la propria personalità, e di conseguenza agisse per ottenerlo.
 
Io, ad esempio, ho scoperto che il mio spazio ideale non è asettico e privo di oggetti, perché mi fa tristezza; ma è invece uno spazio ricco di oggetti accuratamente scelti e anche un po’ al di sopra delle righe. E tu di che spazio sei? Scrivimelo nei commenti!

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Come usare Google Drive per la tua attività

1/17/2018

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Nell’ultimo articolo dal blog nel 2017, dopo averti fatto un pippone infinito su bilanci ed obiettivi, ho accennato all’importanza degli strumenti che utilizziamo ogni giorno per costruire e raggiungere tali obiettivi. Nel blog di Organizzare Italia, la settimana scorsa, ho parlato del primo di essi, l’agenda. Oggi invece ti voglio parlare di uno strumento che io considero altrettanto importante per il mio lavoro -direi che per me ha raggiunto lo status di fondamentale- e che sto utilizzando anche adesso per scrivere questo articolo.

Si tratta di Google Drive. Lo conosci? E’ stato creato da Google nel 2012 e si tratta, tecnicamente, di un servizio cloud per lo storage, ovvero, traducendo, di un servizio che permette di memorizzare e conservare file sulla rete internet, invece che sul nostro computer. Non solo, ma questi file si possono anche condividere con altre persone. L’unico requisito che devi avere per lavorare su Google Drive è di possedere un account Google, ovvero di essere iscritti a uno dei loro servizi: nella fattispecie ti basta avere un indirizzo di posta elettronica Gmail. Ma vediamo quali sono i vantaggi nell’usare Google Drive.

VANTAGGI:
1)  teoricamente potresti conservare tutti i file su Drive, evitando di dover fare il salvataggio dei dati mentre ci lavori (lo fa in automatico) e di occupare memoria sul tuo computer;
2)  puoi condividere i file con altre persone in tempo reale e con le modalità che decidi: se la persona con cui li vuoi condividere il file ha un account google, cliccando sul file con il tasto destro del mouse, puoi scegliere se concedere a questa persona la facoltà di visualizzare solamente, di commentare o di modificare il file. Se invece la persona non ha un account google, puoi ottenere un link condivisibile per visualizzare il file;
3)  puoi accedere ai tuoi file da qualunque computer e dispositivo collegato alla rete internet: hai 5 minuti mentre aspetti dal medico e vuoi rivedere la presentazione? Apri l’app di Drive e hai tutti i tuoi file. Il tuo computer è rotto e hai bisogno di avere un file? Apri il tuo account Drive da il dispositivo di un amico e hai tutti i tuoi file pronti. Insomma, non perdi mai nulla;
4) è gratuito, almeno fino a 15 gb di spazio; esistono poi dei pacchetti per chi ha necessità di avere delle estensioni;
5) grazie ai suoi strumenti di editing (ovvero di redazione), quali Google fogli, Presentazioni e Documenti, puoi creare i tuoi file direttamente su Drive, senza per forza dover avere per forza la licenza del pacchetto Office. Molti hanno definito per questo motivo Drive come l’anti-Office: non serve più avere il file memorizzato per poterlo modificare;
6) è collegato a tutti gli altri servizi di Google, come Gmail; questo significa che quando stati per inviare un’e-mail con Gmail, ad esempio, puoi allegare un file scegliendolo direttamente da Drive. E’ anche integrato ai sistemi Android e iOS, quindi perfettamente utilizzabile anche dallo smartphone.

Google Drive diventa quindi una sorta di tuo archivio e ufficio online. Ovviamente qualche svantaggio ce l’ha. Vediamo quali sono i principali, a mio modo di vedere:

1) dipendi dalla rete internet: se per qualche motivo la rete salta, o non hai campo, i tuoi file sono irraggiungibili. Per evitare questo io scarico una copia dei file sui quali sto lavorando al momento, in modo da averli disponibili anche in caso di isolamento totale;
2) qualcuno paventa anche il fatto che, se i server Google saltassero, si potrebbero perdere tutti i file, ma ormai il sistema di back-up di Google è così elaborato e multisito che è praticamente impossibile che questo ipotetico disastro accada;
3) per chi è sensibile a certi temi, utilizzando Google Drive ovviamente ci rendiamo sempre più dipendenti dall’impero Google, costruito su informazioni che noi forniamo volontariamente e oggi più che mai al centro di fortissime critiche da parte di coloro che accusano il colosso di collusioni di tipo economico-politiche. Non è ciò di cui mi occupo ed esula dalla validità “organizzativa” dei suoi strumenti, ma ritengo sia giusto accennare anche a questi risvolti di tipo etico.

E tu usi Google Drive? Ci sono altre funzioni che usi e per le quali pensi che sia un ottimo alleato nella tua vita lavorativa?


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